Governo, dal decreto Dignità ai fondi per la Croce Rossa Italiana. Le ‘manine’ e le ombre sui testi redatti da Lega e Movimento Cinque Stelle.
Decreto fiscale ma non solo. Nei primi mesi di governo a guida Lega-Movimento Cinque Stelle sono diversi i casi (o presunti tali) di manipolazioni denunciate.
Il decreto Dignità e gli ottomila posti di lavoro in meno
Il primo caso è quello del decreto Dignità, con la denuncia, sempre da parte di Di Maio, dell’aggiunta furtiva di ottomila posti di lavoro in meno nella relazione inviata al Quirinale, che avrebbe così visionato un testo modificato senza preavviso e senza il consenso del governo.
“C’è un altro numero invece: 8mila. Perchè nella relazione c’è scritto che questo dl farà perdere 8mila posti di lavoro in un anno. Ci tengo a dirvi che quel numero è apparso la notte prima che il dl venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dal governo“, aveva detto Luigi Di Maio sulla propria pagina Facebook puntando il dito contro ignoti. La questione si è alla fine risolta con un enorme punto interrogativo sul reale svolgimento dei fatti che hanno però portato all’inizio dei contrasti tra il vicepremier pentastellato e il ministro dell’Economia Tria.
Fondi per la Croce Rossa
Un altro caso analogo è quello legato sempre al decreto fiscale, finito questa volta tra le critiche per uno stanziamento alla Croce Rossa. Alla vigilia del Consiglio dei ministri che avrebbe dato il primo via libera al dl, i vertici del governo scoprono uno stanziamento di ottantaquattro milioni di euro (in tre anni), un’iniziativa del Ministero dell’Economia e della Finanza che era inizialmente passato inosservato ai più.
Abolizione del numero chiuso a medicina
Non possiamo parlare di una manina in questo caso bensì di un clamoroso passo indietro. Il verbale del 23° Consiglio dei Ministri pubblicato in data 15 ottobre non lascia dubbi sulla decisione del governo.
Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina – Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi., recita l’articolo 22 della Legge di bilancio per il 2019.
La notizia ovviamente scatena le polemiche e costringe il ministro Bussetti a una smentita, o meglio a una rettifica. Il test verrà abolito ma questo avverrà in maniera graduale e in accordo con i vari atenei. Di fatto i tempi e i modi restano un mistero.